Colpisce da subito, per stile e personalità, la prima traccia musicale di Suspiria di Luca Guadagnino, remake del film di Dario Argento (1977). Prima esperienza con una colonna sonora per il nostro caro Thom Yorke, diversamente dal compagno Jonny Greenwood, musa ispiratrice musicale di Paul Thomas Anderson. Presentata al settantacinquesimo Festival di Venezia, Suspiria (Music for the Luca Guadagnino Film) uscirà il 26 ottobre.
Questa prima traccia fa presagire un adattamento musicale migliore dei Goblin. State calmi, non ho detto che i Goblin non sono bravi e belli, ho detto che sarà più adatta, perché – lo possiamo ammettere – le musiche scelte da Argento non sono mai state in sintonia con le atmosfere dei suoi film. Sì, gli arrangiamenti, certo, il basso e la batteria, sicuramente il groove e l’energia. La qualità non è in discussione. Qui si tratta di pertinenza. I Goblin non ci hanno mai azzeccato niente con l’horror. Sì, è quel periodo storico lì, dove la musica era volutamente ingrombrante, come a voler contribuire coi suoni a perturbare lo spettatore. Le musiche dei Goblin le ho sempre trovate belle e assordanti, fino alla confusione.
Ed ecco il nostro caro Thom, a cui gli perdoneresti ogni cosa, con quella sua raffinatezza nonostante una voce un po’ fastidiosa.
Una ballata con un unico giro di accordi, a parte una variante nella parte centrale. Un piano che inizia in minore, si chiude in maggiore, si riapre in minore. Si rivela subito: tre accordi che saltellano come una ballerina tra settime e quinte. A un certo punto, i fiati. È malinconico, talmente leggero che l’inquietudine che ci si aspetterebbe si avverte appena. Martellante, come i passi di danza. C’è lo zampino di Guadagnino, perlomeno le sue indicazioni, perché c’è qualcosa in comune con Mistery of Love di Sufjan Stevens, brano del film precedente del regista palermitano, Chiamami col tuo nome. Entrambi si muovono leggeri, delicati. Sembra condividano lo stesso mondo. Il colore, gli intervalli del tenor.
Poi ci sono i Goblin.
Grande pezzo progressive questo dei Goblin. Bellissimo. Però possiamo dirlo, non si offende nessuno: non c’entra niente, o almeno lo è fino a un certo punto. È penetrante, con quello xilofono così alto. Squillante. Per non parlare poi dell’atmosfera da romanzo criminale da metà in poi, andiamo sempre peggio. Gran brano, ma il progressive non va bene per l’horror, a meno che non ti dai una calmata coi virtuosismi, celandoli nella composizione, come fa Yorke: tre accordi, qualche variante e la delicatezza del piano. Un’altra epoca quella lì, fatta di petti villosi e orchestre rock, dove la musica era volutamente prorompente.
Ma le streghe non prorompono subito, prima restano guardinghe, si nascondono, mostrandosi solo alla fine in tutta la loro terribile e femminea bellezza. Se vuoi far parte della setta, devi essere silenzioso, umile, paziente, pronto a immolarti, ma prima aspetta che esca la OST di Yorke.
Riassunto
Artista: Thom Yorke Titolo: Suspirium Etichetta: XL Recordings Data di pubblicazione: 4 settemebre 2018