Le uscite di questa fine 2019 sono una boccata d’aria in un anno fin qui sotto la sufficienza dal punto di vista musicale.
Questa è la prima. Rosalie Cunningham è all’esordio da solista dopo l’esperienza in n paio di gruppi musicali (ricordiamo i disciolti Purson).
Risulta chiara la sua visione culturale fin dalla copertina del disco, passando alla scelta di registrare l’album in analogico fino al ricorso alla musica vaudeville presente sia nei Beatles che successivamente nei Queen.
Una musica che non sembra conoscere limiti e che non cede alla tensioni imposte dalle regole del mercato.
Sono solo otto le canzoni dell’album, ma ognuna figura come una parte importante del progetto e fortunatamente proprio per questo niente da l’impressione di riempitivo.
Le canzoni contengono diverse introduzioni jazz per arrivare poi ad armonie pop-musical (“Dethroning of the party queen”) evoluzioni prog (“Nobody Hears” – “A Yarn from the wheel”), alla psichedelia anni 70 (“Ride my bike”), a sfumature blues e flok acustiche (“Fuck love“).
“Ride my bike”, singolo che ha anticipato questa uscita, è la perfetta apertura per questo disco dove consiglio un ripetuto ascolto per “Fuck Love”, “Riddles and games” e per la finale “A Yarn from the wheel”.
Il risultato è un prodotto atipico ma sincero, un rimando al rock anni ’70 un po’ naif ma intelligente, melodico e a tratti, con quei pizzichi di teatralità propri delle precedenti esperienza, con rimandi di humor nero tipicamente british.
Accentuando una direzione psycho-prog che Rosalie Cunnigham ha voluto imprimere con questo disco, anche per caratterizzarsi dalle precedenti esperienze, questo rimane comunque un disco che può piacere a diverse categorie di ascoltatori, e non è poco in questo periodo……
Riassunto
Artista: Rosalie Cunningham
Titolo: Rosalie Cunningham
Casa discografica: Cherry Red