MGMT – Little Dark Age

Paolo E all’ennesimo ascolto riesco a sentire i vari strati. È un grande album.
A proposito di vaporwave, questo è un modo serio di farla. When you die mi piace un sacco!

C’è la vaporwave, senza dubbio. Rimodulazione delle altezze (lento/veloce), autotune, effettazzi al limite dell’inquietante (risatine, versi sgraziati), percussioni in UN-DUE con accento sul secondo movimento. I riferimenti sono espliciti. C’è una differenza sostanziale, però, cioè una qualità abissale: lì dove nelle playlist vaporwave non c’è spina dorsale, come dice Moris, cioè non c’è personalità musicale, Little Dark Age ha carattere, identità: questi sono gli MGMT!

Il discrimine, correggetemi se sbaglio, è il mixtape: gli MGMT hanno prodotto una vaporwave, non l’hanno composta. Se poi la vaporwave è un mixtape, allora sono fuori strada.

Moris Domani provo a tornare sull’album con consapevolezza vaporwave. Io, da svapatore, me la faccio addosso dal ridere ogni volta che sento il nome, sembra quello di un negozio di sigarette elettroniche online.

Fabio Riascolto anche io, anche se fin d’ora penso che non abbia molto a che fare con la vaporwave (sembra anche un prodotto per aereosol…). Ma parliamone.

M La prima traccia, She works out to much, ha un suono vaporwave (campioni deformati, sax mellifluo, rumorini SEGA) e suona decisamente nostalgico, ma i nostri autori sono cultori dei retro-synth dal primissimo album. La domanda è: gli MGMT sono vaporwave o è la vaporwave che è MGMT?

Hai colto il punto. Se vogliamo dare una connotazione seria alla vaporwave, loro sono quelli che la fanno con originalità. Se vaporwave è sinonimo di “piacevole inconsistenza”, loro sono qualcosa d’altro. Gli MGMT raccontano una nostalgica, cupa, folle e psichedelica realtà, sguazzano nel post-post-post-post, ne sono i re, senza lasciarsi invischiare ma anzi surfando sopra la postmodernità, la tarda e decadente era che stiamo vivendo. La sentenza è: per ora, vaporwave È MGMT, se vaporwave vuole avere un senso oltre il mixtape.
Fine tono apocalittico.

Secondo me non possono essere messi nella vaporwave. Proprio perché, se non ho capito male, parte (e resta), come dice Paolo, come mixtape. Quindi collage di canzoni, musica, arte e suoni anni ’80, ad esempio le copertine create con immagini diverse sempre dello stesso periodo. MGMT suonano come gli anni 80, sapranno anche di effetto nostalgia ma la loro direzione è diversa. Mi suonano anche più ironici e divertiti rispetto ad alcune canzoni che ho ascoltato vaporwave.

La vaporwave è seriosa. Insicura, perché chi è serioso non si autoafferma, non sa osservarsi, cioè scherzare su di sé. Il suo sapore apocalittico (nostalgico) mal si confà agli MGMT, che di tutta questa appucundrìa (saudade) se ne infischiano. Loro hanno energia, e non la vendono, la suonano. Un’ironia che trovi già nel titolo dell’album: sì, va bene, viviamo un’era oscura (bhuaaa, sniff), ma tranquillo, è una little dark age. Ok, non c’è consonanza tra MGMT e vaporwave, cari Alcibiade e Socrate. Ma non buttiamola fuori dalla porta che quella, la vaporwave, rientra dalla finestra. Non c’è proprio alcuna relazione? È una non-relazione, un’apparente consonanza, una pseudo (falsa) affinità? Scusate il tono, ma questo è un synthposio.

Don’t take it the wrong way i can never keep up.

Sembra si smarchino. Stiamo maturando e non andiamo al passo con ciò che va di moda.
In generale, i testi hanno un fondo di speranza ed ironia che ricordano la spensieratezza anni ’80. Non vedo così la vaporwave.

Moris, vuoi aggiungere altro?

Mi avete sommerso di idee, per il momento no.

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