LCD Soundsystem – American Dream (2017)

Paolo Bosso: Sono pronto.
Moris Urari: Tu sei sempre pronto!
P: un boy scout
M: devo stare attento, generalmente al terzo ascolto mi affeziono e perdo obiettività
P: lol
M: affezione o affezzione?
P: no, dai. Dove ti sembra cacofonico, o antiestetico?
M: il primo è quello buono
P: bravo. Il trucco che mi ha insegnato mia mamma è quello di ripeterselo a voce alta
M: tua mamma è un mito. Fagli ascoltare gli LCD.
P: LCD piacerebbe alla mamma della mia ragazza
M: a volume improponibile, ovviamente
P: ? alla mamma della mia ragazza piacerebbe anche questo
M: gli LCD sono rimasti gli LCD e mi sembra di poter dire che mi mancavano, in qualche modo
P: purtroppo è il primo album degli LCD che ascolto ?
M: WTF!
P: che razza di recensore sono…
M: OK, facciamo che si comincia con te
P: American Dream è diverso dagli altri?
M: prenditi 4 minuti e ascoltati Daft Punk is playing at my house
P: [ascolting…]
ah, sì, la so. LCD è un parafrasatore, suona quello che c’è nell’aria
M: che intendi?
P: quanto è bello sto pezzo, arrangia alla grande
M: lo suonavo a Brescia. Voce, basso ipnotico e sensazioni varie. Meraviglia
P: è un grande ritmista, saprebbe farti un pezzo con un solo accordo
M: dal vivo è una chiavica, ma in studio…
P: ah sì? Dev’essere stonato
M: semplicemente non ha voce, e anche il gruppo non spinge come dovrebbe
P: ma “chiavica” non è napoletano?
M: sì, ma è un tipo svogliato, un polentone ?
P: quindi è vero quello che ho letto
M: devo leggerlo?
P: non è necessario. Sono pronto
M: vai, passiamo ad American
P: non mi ha entusiasmato, nel senso di punctum. Ha un bel tappeto sonoro, un’ottima sonorità. L’atmosfera è azzeccata, a poche settimane dall’ultima fatica di The War on Drugs: è coerente con lo stato d’animo della maggior parte della popolazione mondiale. Lo dividerei in due parti, una ritmica, più ballabile, e un’altra new wave. Risulta piacevole. Ammirevole la produzione, che intuisco sia il suo marchio di fabbrica. Ma trasmette stanchezza
M: più che stanco, da uno che ha apprezzato i precedenti, lo trovo più cupo
P: considerando che James si autodefinisce depresso, ci siamo
M: tra i primi tre pezzi ci sono due chiaviche e un’opera d’arte. Trova l’opera d’arte. oh baby è noiosa, mai mi sarei aspettato un’apertura così debole, sembra quasi provocatoria: «Io sono LCD, volete una bomba? Eccovi una ballata. Tiè». other voices è coinvolgente, se ci dedichi la dovuta attenzione: drumming coinvolgente, un giro di basso ossessivo, una miriade di textures di sottofondo, un ritornello sghembo e una tastiera che fa cose strampalate in alternativa alla voce. Tanta roba. i used to è un incrocio tra i Simple Minds e una scoreggia. Qui è più che svogliato…aveva i coglioni girati. Toni psichedelici, arrangiamenti puntuali e curati, chitarre distorte ma una struttura banale
P: other voice è forse la più energica e ritmica di tutte. change yr mind sembra i Talking Heads
M: Ritorno al lazzaronismo
P: tonite è abbastanza oscena
M: tonite è dancefloor. Saltiamo la cinque?
P: nono, vai
M: how do you sleep? è una roba da manzi. Se hai un impianto o delle cuffie all’altezza fa paura. Qui ci ha messo impegno a sufficienza. Se il suo lavoro è far ballare – e farsi editare una ventina di remix – vedrai che raggiungerà i suoi obiettivi. call the police devo ancora capire che prodotto è, mi ricorda qualcosa, qualcuno, qualche altro gruppo. Le chitarre di certo Bowie, il cantato impostato alla Bonovox, un basso sintetico “dark tardi anni 80”. Il pezzo è Pop citazionista. american dream, che cosa si può dire di questo brano a parte che è un valzer?
P: Bono, esatto! La musica del brano american dream si sposa malissimo con il cantato. Forse dal vivo, non sentendosi la sua voce, suonerebbe meglio lol
M: A questo punto dell’album le coordinate sono saltate, non sai più cosa aspettarti. Non che questo sia un male di per sé ma se Bono usa un filtro per la sua voce in studio deve sapere che l’ha comprato anche James, e probabilmente vanno dallo stesso insegnante di canto
P: magari Bono gli fa causa. Per donare il ricavato all’ONU, ovviamente
M: dei beat fatti come dio comanda. Ecco, Murphy è il dio del drumbeat. Non c’è molto da scoprire nella musica elettronica, nella musica da ballo contemporanea, ma se una cosa è fatta con cura si sente. Qui ogni grammo di volume è usato con la testa. I pezzi sono anche deboli ma che prodotti, commercialmente parlando
P: keywords: Depresso con stile, Inoppugnabile missaggio, Gran groove
M: Incostanza, Svogliato, Drumbeat God, Cupo
P: Punctum ★★ Originalità ★ Spasso ★★★ Produzione ★★★★ Longevità ★★★
M: Punctum ★★★ Originalità ★★★ Spasso ★★★ Produzione ★★★★★ Longevità ★★★
Per me è un 3,4. Per te un 2,6. Di fatto un ★★★
Habemus recensionium

  • Punctum
  • Originalità
  • Spasso
  • Produzione
  • Longevità
2.8

Riassunto

LCD Soundsystem
American Dream
DFA Records/Columbia Records
Produttore James Murphy
Metacritic 88

Un album cupo ma che ritmo. I pezzi sono deboli ma James Murphy è il dio del drumbeat. Quando una cosa è fatta con cura, si sente.

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