Jemma Freeman And The Cosmic Something – Oh Really, What’s That Then? (2019)

Questo è il folgorante debutto di una band che non può essere etichettata: Psych, glam-rock, pop, indie e quant’altro; qui c’è tutto mescolato da e con un grande talento.

Non è il miglior album dell’anno ma probabilmente il mio favorito fino ad ora.

Jemma Freeman è un personaggio fuori dagli schemi: “I’m a Drag King when I perform. He’s called Jeff from Barnet…” dice ed il travestitismo svolge infatti un ruolo importante nella loro proposta musicale/visiva/culturale: Jemma sotto le mentite spoglie del suo alter ego Jeff from Barnet affronta paure, traumi psicologici, ossessioni, amori, sofferenze. Con la sua musica Jemma si propone di rappresentare un nuovo modo di essere diverso/a, disturbante.

Tutto questo si riversa nelle dieci tracce dell’album che sembrano somigliare a cose già sentite mentre invece in realtà hanno un proprio contenuto e significato musicale ma anche culturale. Inutile e sbagliato rinchiudere questo disco in qualche categoria o circuito.

“Helen is just a reptile,
She represents my fears,
She creeps about at bedtime,
And slithers in my ears”

 “I stay in this room,
It’s my hideaway,
These four walls can’t contain me,
I spill out in waves”

“And I don’t have any idea,
Essentially I’m lying to myself,
I want your love and attention but not your body,
I’ll take you and break you for myself”
“And don’t you think that you could find the time,
But there’s no finding time,
Yeah there’s no time to find,
Did you not think that you could find the time,
To tell me why, or just tell me lies,
Change ”

Le canzoni hanno tutte delle zone buie da scoprire lentamente, con accortezza. Le forme stilistiche, le costruzioni armoniche e le liriche sono ricche di luci ed ombre e mi hanno lasciato un grande impatto emotivo, una sensazione di urgenza, di necessità di “creare” queste canzoni che difficilmente al giorno d’oggi si riesce a sentire.

Una delle uscite più interessanti dell’anno.