Conoscete i Grizzly Bear? Se non li avete mai assaggiati è il caso di masticarvi qualcos’altro prima di Painted Ruins… ma partire da qui non vi farà sicuramente male.
I nostri sono una band di Brooklyn formatasi nel 2002 da Edward Droste (voce, chitarra, tastiere), Daniel Rossen (voce, chitarra, banjo, tastiere), Chris Taylor (voce, basso e produzione) e Christopher Bear (batteria, back vocals). Il loro stile è dominato dall’uso di armonie vocali e il loro suono è stato classificato come pop psichedelico/rock sperimentale.
Dopo un paio di buoni album arrivano all’onore delle cronache con una delle pietre miliari del decennio scorso (Veckatimest, 2009). Un album condito da almeno tre capolavori, sui quali spicca Two Weeks:
Ma veniamo a Painted Ruins. L’album è molto stratificato, con strutture complesse e generalmente con una composizione all’atezza del loro nome. Ci troverete un sacco di crescendo e groove intriganti.
Ci sono solo una manciata di canzoni che non riescono davvero a piacermi, in primo luogo a causa delle scelte vocali e nel complesso ritengo si tratti di un album meno impattante rispetto al precedente (Shields, 2012). Un lavoro “adulto”, incerto nel mood ,eclettico, ricercato, ma soprattutto non catalogabile. Pregi o difetti?
Riassunto
Artista: Grizzly Bear
Titolo Album: Painted Ruins
Produttore: Chris Taylor
Tracce
1. Wasted Acres
2. Mourning Sound
3. Four Cypresses
4. Three Rings
5. Losing All Sense
6. Aquarian
7. Cut-Out
8. Glass Hillside
9. Neighbors
10. Systole
11. Sky Took Hold
Etichetta: RCA
Data di pubblicazione: 18 Agosto 2017
Metacritic: 82