Era inevitabile che si finisse in chiesa. Col sintetizzatore.
Camille è un’artista formidabile: canta in francese arrangiando polifonie vocali e controcanti a cappella. C’è la solidità compositiva alla Brel, la sfrontatezza di Gainsbourg, le sperimentazioni di Diamanda Galas, la spiritualità di Meredith Monk. L’importante è la ritmica, e Camille è un unicum: ha un gran ritmo, sperimenta con la voce e canta in francese. Roba che non si vede spesso in giro, se non in ambienti più classici.
Camille è tradizionalista, dal vivo preferisce il canto in presa diretta al loop ansiolitico alla Merrill Garbus/tUnE-yArDs.
Il quinto album della bella parigina, OUÏ – gioco di parole tra asserire/ascoltare (oui/ouïr), è stato registrato nella terra della lingua d’Oc, tra la certosa di Notre-Dame-du-Val-de-Bénédiction, a Villeneuve-lès-Avignon, di fronte Avignone, e in una cappella nella zona di Tarn-et-Garonne. È stata usata l’accordatura aurea, a 432 Hz anziché nel più usuale 440, quello che ti dà di default l’accordatore. Un tono più basso per una maggiore penetrazione. Il suono viaggia più lontano, come con gli infrasuoni delle balene. La maggiore estensione baritonale permette un ascolto “di corpo” più che di “testa”. Spirituale, insomma. Lo conferma una seconda versione dell’album – che non è quella che stiamo recensendo -, OUÏÏ, con due Ï, dove gli stessi brani (più un altro, 2012, in apertura) sono suonati solo con la sua voce e una percussione.
La ritmica asincopa e leggera lascia lo spazio a percussioni profonde più simmetriche. I cori hanno un gioco di echi maggiore rispetto alle usuali controbattute corali. Soprattutto, meno corde, più elettronica. Più asciuttezza, meno rusticanza. La ritmica è sintetizzata anziché pizzicata. Camille si fa più aulica, più ampia. Mi sembra rinunci alle buffe vocalizzazioni intrusive a cui ci ha abituato. Il tutto può risultare cupo se ci si aspetta la giocosità di Llo Veyou o la tribalità soul di Music Hole (prodotto dal grande Valgeir Sigurðsson). È un album possente, dove la sperimentazione ritmica e la leggerezza vocale dei contrappunti lasciano il passo a una maggiore possanza timbrica, sia nella voce che nelle percussioni, più elettroniche. Se proprio vogliamo paragonarlo, l’album che più si avvicina a OUÏ è Le fil, ma gli si avvicina soltanto perché ogni EP di Camille Dalmais è una tappa del suo personale percorso artistico. Oggi il viaggio ci ha portato tra le volte di un monastero.
Riassunto
Artista: Camille
Titolo: OUÏ
Produttore: n/a
Etichetta: Because Music
Data di pubblicazione: 2 giugno 2017
Metacritic: 73