B.C. Camplight – Deportation Blues (2018)

Outsider. Così viene definito B.C. Camplight. Termine da usare per l’artista, nato con dislessico ed impossibilitato a leggere la musica, che ha imparato a comporre e suonare ad orecchio e, dopo i primi due insuccessi commerciali, con “How to die in the North” del 2015 ha cominciato ad avere un riscontro positivo però più dalla critica che dal pubblico. Termine da usare anche per l’uomo, ipocondriaco e facile alla depressione che dopo una piccola ripresa di spirito con il precedente album a causa dell’espulsione dall’Inghilterra (nato negli USA) per un rinnovo eseguito fuori tempo consentito per problemi di salute, piomba, purtroppo e nuovamente, nell’alcol e nella droga.
Tre anni per scendere nell’abisso e per tornare…
“Deportation Blues” parla del suo esserci nuovamente e del suo riscatto come persona e come musicista. E’ un disco che credo sarà destinato a diventare un cult fra il sottobosco musicale dei prossimi anni.
Le canzoni che compongono questo lavoro sembrano, ad un primo ascolto, essere disordinate e nevrotiche, ma in breve emergono organiche, mutevoli e coinvolgenti. Non c’è nessuna voglia di stupire ma invece l’obbiettivo è semplicemente di mostrare il proprio “carattere” e la propria dimensione. Il passato oscuro di B.C. Caplight finalmente non oscura nè smorza la sua ispirazione diventando invece il trampolino di lancio per la creazione di una collezione di canzoni eclettiche ed originali.
Let me in canta all’inizio del disco, cercando un afflato con chi ascolta per trascinarlo in suoni che attraversano mille generi e testi, mai banali, a volte ironici e a volte malinconici.

Durante l’ascolto mi vengono alla menteil bowie anni 70-80 tempi migliori per la varietà dei temi e suoni, in un certo glam rock, nelle tastiere “cosmiche” e nella voce in certi casi volutamente limitata.
Ma anche rock anni ’50, Elvis Costello, Talking Heads, XTC, certi suoni anni ’80, John Lennon.
Il tutto, mi ripeto, perfettamente amalgamato e funzionale ai testi.

https://www.youtube.com/watch?v=Qe2QHDSFpQY

Le ironiche Deportation blues e When i think about my dog fanno da contrappunto alla poesia e nostalgia di I’m in a weird place now, Midnight Esase e Until you kiss me, Hell or Pennsylvania dai toni quasi jazz non stona vicino al noise-rock-pop di I’m desperate, Am I dead yet e Fire in England.
Dice B.C.: As dramatic as it may sound, this album was made by a dude who wasn’t sure he’d be alive the next day. Nothing is there for any other reason than it’s the truth. It’s not trying to sound cool or get on the radio.
Sei ancora vivo….e speriamo tu possa restare ….

B.C. Camplight - Deportation Blues
  • Punctum
  • Originalità
  • Spasso
  • Produzione
  • Longevità
3.6

Riassunto

Artista: B.C. Camplight
Titolo: Deportation Blues
Produttore: Brian Christinzio
Casa discografica: Bella Union
Data di pubblicazione: 24 Agosto 2018

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