The War in Drugs – A Deeper Understanding (2017)

Paolo Bosso
aspetto che lo senti, se ti andrà mai, perché è anni ottantissima, e mi piace tanto, al primo ascolto! Guardati quindi da un giudizio definitivo ma la prima impressione è un’ottima presa per le palle nostalgica, come Stranger Things, come It Follows, come gli MGMT.
Al di là della nostàlgia, degno di nota è il fatto che ci sia una chitarra che IMPROVVISI. Maluccio direi, questo Adam Granduciel non ha un bel manico ma sa perfettamente come creare un’atmosfera.

Moris Urari
OK, lo metto in playlist immediatamente.

Figgga, è Bryan Adams!

«It’s all too controlled and unambitious; and just aping Dylan’s wheeze doesn’t make it any more intriguing» The Independent

Tutti quegli xilofoni/campanelli…sempre. Tutte quelle steel-guitars che duplicano la voce. Sempre. Tutte quelle scale che avvolgono la melodia. Per tutto il tempo. È un bel prodotto, lo penso davvero, ma chiunque lo abbia pensato non vuole ottenere tensione: niente alti e bassi, niente vuoti e pieni, niente scosse, di nessun genere. Ed arrivato a “Stranger Things” passo a qualcosa di più interessante.

P un’ottima sintesi, Indipendent

M e la mia?

P la tua è, come sempre, super esplicativa, e sono d’accordo. Il principio dei vuoti e pieni calza a pennello: è il difetto di tutte le produzioni mosce. Come ho sentito dire la prima volta dai Pixies, l’elemento fondamentale del rock è il forte-piano, o pieni-vuoti, come dici te. Poi, quando riesci a fare un pezzo che non ha forte-piano ma trasmette comunque tensione, sei nel capolavoro: Staring at the Sun dei Tv on the Radio, una delle mie canzoni preferite – canzone del decennio ’00 per quanto mi riguarda – è un pezzo che sembra sempre che stia per decollare, per aprirsi, per esplodere. Sei lì lì che aspetti, finché non finisce e ti rendi conto che era già decollato al primo secondo. E ti resta addosso un brivido. Punctum! Ecco. The War on Drugs è bravissimo a non decollare mai.