Ascoltate questo album per favore.
Fino a ieri non avevo idea di chi o cosa fossero i black midi. Non avevo idea del suono, dei membri o di qualsiasi altra cosa legata a questo disco.
Fin dalla prima traccia (Ducter, sentita random su Spotify) ho pensato: “Cosa cacchio è?”. La voce è inconsueta e non sembra inglese, i riff sono ipnotici, ci sono momenti catartici che fanno da interludio a parti decisamente caotiche. Una specie di incrocio tra Slint, Jesus Lizard e Tortoise ma con un cantante che oltre ad essere lituano probabilmente era pure sbronzo durante le registrazione.
E poi ho visto un loro video su Youtube. Tre ragazzini brufolosi tendenzialmente sfigati e un batterista di colore. Fantastici.
Questa cosa del “colore” ve la dico perchè anche i Battles all’inizio erano 4, di cui uno di colore. Comincio a sospettare che questa sia la formula giusta.
E poi ho ascoltato il loro album. Ho mormorato a me stesso “Porca troia!” almeno dieci volte nei primi minuti. Poi ho cominciato a crederci e mi sono rassegnato al fatto che ero di fronte ad un’opera d’arte, probabilmente il migliore album rock degli ultimi cinque anni (ma poi vado a controllare, magari degli ultimi dieci).
Una sorta di punk-jazz in cui vengono alternati con sapienza i silenzi e la dirompente violenza del noise rock. Una musica densa, interessante, con tanti elementi diversi e passaggi emotivi incredibilmente interessanti.
Creatività e sperimentazione di questo livello in un album di debutto? Sembra un gruppo che ha affinato uno stile personale e distintivo per decenni… ed invece questa è la loro prima uscita. Incredibile.
Adesso lo riascolto, dovreste farlo al più presto anche voi.
Riassunto
Artista: black midi
Titolo: schlagenheim
Casa discografica: Rough Trade
Data di pubblicazione: 21 Giugno 2019
Da non perdere: 953, Neaqr DT – MI, Ducter